domenica 24 ottobre 2010

La grande freccia nera del cartellone mi obbliga ad uscire, ad abbandonare il lungo confortevole nastro d'asfalto della tangenziale per un più misero stradone male asfaltato. Ai margini della strada le puttane mi osservano, coi loro vestiti succinti e scollati, coi loro corpi dolci e martoriate, così simili alle ragazze che guardo ballare in discoteca ma più sfortunate. Guardatevi, dolci donne in attesa di un marito depresso; aprite mie muse, le vostre giacche da poco, i vostri jeans attillati e quei top che qualche mano callosa e cresciuta toglierà per qualche minuto per qualche euro. Guardate quest'uomo distrutto e componete liriche e canti; o Veneri compatitemi e piangete per me, e aspettate i vostri clienti, e ripetete loro il solito prezzo, e mostrate loro un pallido seno, invitateli, e fateli vostri.
Forse un giorno ripasserò, ma spero sarà assai tardi.
Non so come si senta un cavaliere che smonti da cavallo, o un soldato che perda la guerra, o un ragazzino deriso dai compagni, o una donna offesa dalle amiche. Ma della mia aria spocchiosa e tronfia non resta più niente; un giorno forse farai una festa e poi sparirai per sempre, e io piangerò per due giorni, e per me e molto strano, perché di solito non piango mai, e non temo nessuno, ma più di tutto il male che il mondo può farmi ho un'innocente paura di perderti.