domenica 30 maggio 2010

Abbasso le tende del mio terrazzo,\ passo e tengo un bicchiere di caffè.\ Il fumo esce fragrante e sale,\ impatta in rivoli sul tessuto delle tende che lo assorbe\ e un po' prosegue.\ Come il sipario del teatro alzo\  lo sguardo su questi miei palazzi,\  sui fuochi d'artificio,\ sul cielo della notte in questa città che non è mai nero\ per quanto si sforzi\ anche alle 4 del mattino una luce fioca brilla sempre, e non ci sono mai le stelle\ mentre adesso che ti penso ritornano\ i tuoi occhi scuri\ profondi come la paura che ho di aprire bocca in tua presenza\ e di dirti ciò che penso\ le mie labbra sempre secche e le parole che non trovo\ e intanto, questi fuochi d'artificio, e questi miei palazzi\ sono come Kutuzov dopo la battaglia\ prima o poi vincerò io
Ci sono Uomini che sono regolari.
Gente che sa esattamente quello che deve fare.
Ci sono persone che riescono a programmare la propria vita e le proprie cose, ad avere piani per tutto, a gestire con esattezza sentimenti e sensazioni, a scrivere meravigliosi calendari di carta per scandire ogni lavoro. Ci sono persone che sanno quello che fanno, che compiono quello che vogliono e, se non hanno qualità, sopperiscono con la forza.
Io, di parte mia, non ho mai avuto questo valore, e la mia sregolatezza non è certo un vanto da bohemienne, ma un limite pesante, e un cruccio di cui chiederò conto a Dio o a chi per lui, un giorno. Non so quale peccato ho compiuto per meritarmelo, ma la mia vita è un grande saliscendi, fatto di corse repentine e di stasi preoccupanti, di giorni che cominciano alle 10 senza un senso e di levate repentine. Ho provato di tutto e non funziona, e mi vergogno, mi vergogno in maniera spaventosa delle mie mancanze, e del tempo sprecato, e dei miei difetti, e dell'impossibilità di compiere le cose. Come un calciatore giovanotto, cui il destino ha dato un piede buono e cui la notte è sempre troppo corta, passo da brillanti affermazioni a cadute spaventose; e su tutto questo, mi percuote la paura di sbagliare, di non incidere, e di passare. Io sono Evaristo Beccalossi, e come la mezzapunta dell'Inter faccio e disfo, mi esalto e cado, e tutto sommato non sono che nessuno.
Tra due giorni si decide la mia vita e tu non ci sei, Giulia. Io mi sento sempre solo e penso, mia cara, che su questo letto non ho mai voluto sesso, anche se ripenso ai giorni lieti in cui eri mia.
Quello che volevo era il tuo affetto.

martedì 11 maggio 2010

Ho comprato un letto così grande, mi sembrano soldi buttati.

lunedì 3 maggio 2010

sei molto bella, amore,
sei molto triste, amore.