giovedì 7 gennaio 2010

Il centro esatto dell'Universo.

Casa mia ha un letto grande e spazioso, con una grande trapunta color panna, e che prende la più gran parte della stanza e l'occhio dell'osservatore perché risulta piazzato proprio al centro.
Il letto è posticcio; fa parte delle varie cose che ho assemblato, o comprato, o pulito, o spostato quando sono venuto qui a settembre. Prima c'era un grande spazio vuoto che ho riempito con mobilacci dell' Ikea, di cui uno o due hanno persino una qualche pretesa di design. La mia robetta pagata pochi spiccioli fa a pugni col resto della casa che è bella e nuova, ma fa nulla. Ho comprato un tavolo enorme, profondo quasi un metro, e ci ho messo su una bella lampada da ingegnere, col suo scheletro di metallo e la sua lampadina a incandescenza. Seppure enorme, il tavolo è sempre zeppo delle mie cartacce, e mi sembra sempre troppo piccolo.
Forse la ricchezza è avere un tavolo gigantesco sul quale appoggiare tutte le proprie cose.
Tavolo e letto sono il grande campo di battaglia della vita; ci passo tutte la giornata sopra. Mi siedo al tavolo, lavoro, poi mi stendo sul letto, tutto nel raggio di mezzo metro; ancora non ho capito se tutta questa modernità e praticità è meravigliosa o se sono un coglione (più probabile la seconda).
Oltre alle fragole del post precedente, che sono già finite, c'è il lungo cavo dell'alimentatore del computer, una ciotola macchiata dove avevo un po' di cibo, e il calco della mia figura, una specie di sindone nel letto ancora in ordine da stamattina. Poi ci sono i miei post-it, il quieto disordine dovuto ai troppi libri e le troppe cose, e poi una valanga di miei pensieri, che scivolano sui miei mobili, che covano nel mio letto, che si abbronzano sotto la luce artificiale di queste lampade, che si affacciano dal grande terrazzo di casa mia, e che chiedono pietà, luce, e un attimo di quiete, poichè non riesco a fare altro che pensare a lei.

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