mercoledì 20 gennaio 2010

"Santo cielo, perchè porti la cravatta?"

Certe mattine proprio non va.
Certe mattine il sole ti entra negli occhi dalla finestra, e ti svegli. Guardi l'orologio e dici: troppo presto.
Poi riapri gli occhi e guardi l'orologio. Troppo tardi.
Camicia aperta due bottoni su, due bottoni giù. Cade l'asciugamano.
Prendo l'asciugamano, il dentifricio macchia l'ultima camicia pulita. Bestemmia.
Che faccia indosso stamattina? La mia preferita: faccia malconcia e sbiadita, con due giorni di barba e delle spaventose occhiaie. Io odio le trasferte. Io odio le stanze tutte uguali degli alberghi, le mezze pensioni, la cortesia. Odio tutto questo e non riesco a conviverci; detesto fare un milione di chilometri per rinchiudermi dentro un palazzo identico a quello dove vado tutti i giorni. Mi fa sentire idiota. E poi sono nervoso. E poi la gente mi odia.
Il problema è che a fare queste cose mi sento costretto; un soldatino di stagno, tra tanti soldatini di stagno. Un perfetto imbecille della società contemporanea che si mette ad ascoltare idiozie dette da idioti da un podio del centro congressi.
Pantaloni vecchi, bottone chiuso, zip aperta ("Mi scusi, signore, credo dovrebbe controllare i suoi pantaloni"). Un brutto nodo alla cravatta , la giacca spiegazzata sulla schiena.
Profumo profumo profumo.
L'ultima cosa che ho pensato uscendo dalla nuvola di Allure è stata: "Tanto che mi importa? non conosco nessuno lì sotto"

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